All’interno dei DCT (studi clinici decentralizzati) i ricercatori hanno la possibilità di ridurre la dipendenza dalle strutture tradizionali per l’acquisizione dei dati e utilizzare elementi virtuali per facilitarne il trattamento e la raccolta. Più gli studi clinici si sposteranno verso il modello decentralizzato più la telemedicina sarà in grado di svolgere un ruolo sostanziale
La pandemia da COVID-19 ha fatto emergere delle nuove esigenze in campo sanitario avendo reso impossibile il contatto fisico tra medico e paziente, da lì la telemedicina ha preso sempre più piede all’interno di in un panorama medico in forzata evoluzione.
La telemedicina è il mezzo che utilizza, appunto, la tecnologia per colmare la distanza tra gli operatori sanitari e i pazienti, dando vita ai DCT- studi clinici decentralizzati.
Anche la ricerca si è dovuta adattare, nel 2021, infatti, il 29% delle sperimentazioni in oftalmologia erano completamente decentralizzate o da remoto.
Nel 2023, un sondaggio condotto all’interno del personale dei siti di sperimentazione clinica di tutte le aree terapeutiche, e riportato sull’ Ophthalmology Times, ha rilevato che il 92,7% degli intervistati si aspettava di lavorare all’interno di una DCT totale o parziale nei 12 mesi che sarebbero seguiti, dati che hanno rilevato un considerevole aumento rispetto all’87,3% del 2022.
Il modello DCT, oltre a essere preferito dalla maggior parte dei partecipanti del sondaggio, può anche migliorare l’accuratezza di alcuni studi, riducendo i bias di selezione attraverso l’inclusione di individui storicamente svantaggiati e sottorappresentati, come quelli delle aree rurali, con problemi di vista o privi di mezzi di trasporto affidabili.
Per tale motivo, il sistema delle DCT e l’utilizzo della telemedicina possono creare nuove opportunità per l’inclusione degli individui con malattie rare.
I risultati di una recente indagine sui partecipanti a studi oncologici suggeriscono che l’opportunità di iscriversi a una modalità di DCT può determinare una maggiore disponibilità al consenso di trattare ed analizzare i loro dati.
Da diverso tempo i ricercatori raccolgono, da remoto, i dati sugli esiti riferiti dai pazienti al di fuori del laboratorio; un esempio recente è lo studio di Call et al, in cui sono stati utilizzati i telefoni cellulari dei partecipanti per raccogliere in tempo reale i dati relativi al comfort delle lenti a contatto per un mese di utilizzo.
Inoltre, Greenan et al ha valutato anche i partecipanti con sindrome di Sjögren primaria, scoprendo che i sondaggi convalidati, come i questionari Vision Related Quality of Life e Health Related Quality of Life, sono probabilmente un efficace complemento alle consultazioni di persona.
Tali risultati supportano l’idea che utilizzare i sondaggi a distanza negli studi clinici sia il futuro della ricerca e della sperimentazione,
Non bisogna dimenticare, inoltre, che la telemedicina può essere un metodo efficace per misurare l’acuità visiva: gli smartphone stessi possono essere usati come strumento di analisi in quanto hanno una sensibilità dell’89,3% nel rilevare l’acuità visiva in soggetti pediatrici.
Sebbene ci si possa preoccupare della validità dei dati più complessi raccolti tramite DCT, il personale infermieristico oftalmologico è in grado di raccogliere accuratamente a distanza i dati della PIO, dell’autorifrazione, della cheratometria e dell’acuità visiva.
Sebbene sia necessario un ulteriore lavoro prima che le DCT siano pienamente approvate dalla comunità scientifica, esse hanno il potenziale di ridurre i costi, migliorare l’esperienza dei pazienti, ridurre la cifra di quest’ultimi persi al follow-up, aumentare la diversità, risparmiare tempo e migliorare i risultati degli studi clinici.
Questi potenziali benefici sono impossibili da ignorare e, se associati alla convalida dei test oftalmologici a distanza, gli studiosi probabilmente accetteranno questo approccio innovativo agli studi clinici tradizionali.
La comunità oftalmologica dovrà stabilire quali sono le procedure più accurate e significative per poi convalidarle. Una volta che questi passaggi si saranno verificati, potremmo aspettarci una nuova era nelle sperimentazioni cliniche e nelle ricerche in oftalmologia.