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Giornata Mondiale della Vista

Il bisogno di oculistica nel panorama delle cure

Tre sessioni in diretta streaming sulla pagina Facebook di Iapb Italia Onlus, moderate dal giornalista e conduttore radiotelevisivo Tiberio Timperi, hanno accompagnato l’edizione 2020 della Giornata Mondiale della Vista. La prima sessione si è concentrata sul bisogno di oculistica nel panorama delle cure.

La prima sessione della Giornata Mondiale della Vista intitolata “Il bisogno di oculistica nel panorama delle cure” ha preso avvio dall’assunto, lanciato dal giornalista e moderatore della Giornata, Tiberio Timperi, che ancora oggi l’oftalmologia non sia percepita come una disciplina fondamentale nella pianificazione sanitaria. A partire da questa riflessione Stanislao Rizzo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica presso la Fondazione Policlinico Gemelli, ha sottolineato l’importanza di investire in screening e prevenzione a livello di Servizio sanitario nazionale: “Purtroppo – ha ammesso – non c’è niente che riguardi la prevenzione della malattia della vista, il senso più nobile che abbiamo. Forse i nostri referenti politici non la percepiscono come un problema urgente, che può causare danno in breve tempo e grave disabilità. Eppure, la prevenzione in ambito oculistico è semplice e non costa economicamente”.

L’On. Paolo Russo, Medico oculista e Deputato, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare per la Tutela della Vista ha ricordato, invece, come la pianificazione sanitaria della prevenzione visiva possa essere una strategia capace di risparmiare dolore alle persone e risorse allo Stato: “L’esigenza di creare un gruppo interparlamentare per la tutela della vista – ha detto – intende porre l’accento su una questione che ancora oggi si ritiene ingiustamente non centrale nelle politiche sanitarie. Per incidere significativamente e ottenere risultati terapeutici importanti, le patologie vanno individuate tempestivamente. Alcune patologie oculistiche sono meno ingravescenti e non vi è la percezione di un’emergenza vera e propria. Noi, però, riteniamo il contrario. Si va sempre più incontro ad un’emergenza sociale di soggetti che rischiano di perdere la vista e ciò comporta un grave danno allo sviluppo delle relazioni, all’effettiva capacità lavorativa, alla componente psicologica e alla salute generale, gravando sui sistemi previdenziali e assicurativi del nostro paese. L’iniziativa parlamentare nasce allo scopo di giungere a un manifesto condiviso a tutela della vista e degli occhi. La cura ex post è tecnicamente un grave e insopportabile errore per il nostro bilancio e vogliamo essere la quinta colonna della sanità per dare soluzioni di buon senso”.

Francesco Bandello, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vita-Salute presso l’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, ha posto l’attenzione sui programmi di screening a livello nazionale: “È stato dimostrato – ha detto – che sottoponendo a programmi di screening pazienti diabetici che non hanno ancora sviluppato sintomi di retinopatia diabetica, i danni sono minimi. Nel Regno Unito, ad esempio, è stato implementato da diversi anni un programma che ha ridotto i casi di ipovisione da diabete e, dove sono stati implementati, questi screening programmati hanno sempre dimostrato risultati evidenti. Le apparecchiature di cui abbiamo bisogno oggi costano molto meno e sono completamente automatizzate dall’AI, consentendo di fotografare il fondo oculare del paziente e stabilire in modo rapidissimo il rischio di sviluppare danni retinici. È necessario, dunque, pianificare interventi programmati anche per valutare i pazienti a distanza”.

Filippo Cruciani, Referente scientifico di IAPB Italia Onlus ha illustrato il tema dei pronto soccorsi oftalmologici e del costo sociale della perdita della visione: “I pronto soccorsi stanno chiudendo, perché sono costosi. Le persone, però, sono disposte a spostarsi per raggiungere le strutture territoriali. Se si perde la vista il danno economico ed individuale è altissimo. Prendiamo il distacco di retina, all’inizio c’è un sintomo vago che poi diventa sempre più importante. In questo caso bisogna intervenire precocemente, sia come diagnosi, sia come intervento chirurgico. Se non si ha accesso immediato al pronto soccorso, il distacco progredisce e il recupero è legato al tempo che ho perso”.

Filippo Amore, Direttore del Polo Nazionale Ipovisione – WHO Collaborating Centre, infine, ha presentato la riabilitazione visiva come “l’altra faccia della cura”: “La riabilitazione visiva – ha chiarito – rappresenta la continuità della cura. Quando patologie croniche degenerative portano a ipovisione, la riabilitazione interviene sul residuo visivo, che viene potenziato per garantire autonomia e qualità di vita alla persona. La riabilitazione visiva del Polo Nazionale Ipovisione è un’area multidisciplinare che prende in carico la malattia della persona a 360 gradi, lavorando anche sull’eventuale perdita di motivazione. Grazie alla tecnologia e alla teleriabilitazione riusciamo a potenziare i residui visivi attraverso ausili ottici e informatici, nonché tramite percorsi di riabilitazione domiciliare. Con l’OMS, inoltre, abbiamo messo a punto gli standard internazionali per la riabilitazione visiva e i curricula sulle competenze da sviluppare nei professionisti, creando un modello di cui possano avvalersi tutti gli Stati membri”.

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