Messa a punto una nuova tecnica con un tracciante radioattivo: nei glaucomatosi l’apoptosi è dieci volte più rapida
Si può osservare la morte delle cellule retiniche “in diretta”? La risposta è positiva: avrebbe rilevato l’apoptosi delle cellule ganglionari un gruppo di ricercatori inglesi in persone affette da glaucoma, pubblicando poi la ricerca su Brain.
Questa malattia silente, infatti, può procurare danni irreversibili al nervo ottico e alle cellule ganglionari retiniche (CGR): se il glaucoma non viene diagnosticato in tempo [[tonometria (misurazione del tono oculare), l’esame del fondo oculare e possibilmente una “mappatura” del campo visivo, ndr]] la visione si restringe sino a diventare tubulare (come se si vedesse attraverso un telescopio). Generalmente questo fenomeno è associato a una pressione oculare troppo alta.
Attualmente, secondo l’OMS, il glaucoma colpisce 55 milioni di persone ed è la seconda causa di cecità irreversibile al mondo. Si stima che 25 milioni di persone abbiano già perso la vista per causa sua.
Cosa hanno scoperto i ricercatori
I ricercatori britannici sono riusciti a dimostrare che, in linea di principio, sarebbe persino possibile vedere la degenerazione di una singola cellula della retina grazie a un tracciante radioattivo, un marcatore fluorescente che si lega alle proteine delle cellule “morenti” [[che appaiono all’esame del fondo oculare come punti bianchi fluorescenti, ndr]]. Le persone colpite da glaucoma perdono all’incirca il 4% delle cellule ganglionari retiniche ogni anno contro lo 0,4% causato dai normali processi d’invecchiamento. Si calcola, per l’esattezza, che nei glaucomatosi vadano incontro ad autodistruzione, ogni anno, tra le 28mila e le 33mila cellule retiniche (77-90 al giorno).
Un nuovo strumento diagnostico pionieristico – sviluppato da ricercatori dell’Università di Londra (UCL) e del Western Eye Hospital – ha consentito di osservare il fenomeno dell’apoptosi della parte posteriore dell’occhio sin dai suoi primi “passi”. Come spiega il professore Philip Bloom di quest’ultimo ospedale britannico:
Il trattamento [contro il glaucoma] ha molto più successo quando comincia nelle prime fase della patologia, quando la perdita visiva è minima. Le nostre scoperte ci potrebbero consentire di diagnosticare la malattia dieci anni prima di quanto fosse possibile in precedenza.
La direttrice della ricerca Francesca Cordeiro (professoressa presso il Dipartimento di Oftalmologia dell’Università di Londra) ha affermato:
Diagnosticare il glaucoma precocemente è fondamentale perché i sintomi non sono sempre evidenti. […] Anche se non possiamo curare la malattia, il nostro test consente di iniziare i trattamenti prima che si manifestino i sintomi. In futuro questo test potrebbe essere utilizzato anche per diagnosticare altre malattie neurodegenerative.
Una diagnosi tempestiva consente agli oculisti di iniziare prima i trattamenti (ad esempio l’istillazione di colliri per abbassare le pressione oculare), evitando sin dai primi segni retinici che il campo visivo venga danneggiato. Lo stesso test potrà anche servire per la diagnosi tempestiva di malattie neurologiche quali il Parkinson, l’Alzheimer e la sclerosi multipla.
Fonti: Brain, UCLB