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Fibromialgia e neurite ottica

Fibromialgia e neurite ottica: perché e come sono connesse

Uno studio effettuato sulla base dei dati raccolti dall’istituto di Sanità Nazionale della Corea del sud ha permesso una prima importantissima analisi sulla fibromialgia, confermando la coincidenza con la neurite ottica e aprendo le porte ad ulteriori studi sui suoi legami con altre patologie simili

Hyung Rae-Cho, Geung Kyu-Lee e Ju Yeun-Lee, professori della facoltà di medicina dell’Università di Hanyang e medici dell’ospedale di Myongji, a Seoul, in Corea del Sud, hanno messo insieme i dati concernenti gli anni 2012-2021, raccolti dalla banca dati del Sistema Sanitario Nazionale, per effettuare uno studio su scala nazionale in grado di confermare l’aumento dell’incidenza di casi di neurite ottica nei pazienti affetti da fibromialgia.

Quest’ultima è una malattia cronica più diffusa di quanto si potrebbe pensare: caratterizzata da una combinazione di sintomi neurologici e autonomici in assenza di infiammazioni periferiche muscolo-scheletriche o di danni strutturali, ha come principale sintomo il dolore a cui seguono spossatezza, depressione, disturbi cognitivi e del sonno, atassia e diversi sintomi somatici.

In Italia, secondo i dati raccolti dalla Società Italiana di Reumatologia, sono ben 2 milioni le persone affette da fibromialgia; essa, però, non è inclusa negli elenchi ministeriali delle patologie croniche, precludendo a chi ne è affetto la possibilità di accedere ai livelli essenziali di assistenza.

Varie ipotesi sono state fatte sulla patogenesi di questa malattia, le più recenti coinvolgono meccanismi associati all’autoimmunità e alla neuro infiammazione, soprattutto la prima ipotesi trova le sue radici nell’associazione tra malattie autoimmuni ed eventi capaci di indurre, plausibilmente, l’autoimmunità, come infezioni e traumi.

A prescindere, però, da queste teorie, è emerso che alla fibromialgia si associano, molto spesso, varie condizioni oculari, facilmente spiegabili con l’infiammazione dei tessuti o dei nervi dovuta all’attivazione autoimmune di questa malattia.

Alcuni ricercatori avrebbero dimostrato, infatti, la presenza di un numero estremamente alto di autoanticorpi nelle gangliosidi, fattore non solo rilevante nell’autoimmunità, ma la cui densità è al secondo posto nel nostro corpo proprio all’interno del nervo ottico, rendendolo vulnerabile a blocchetti di conduzione-anticorpo.

Infine, proprio un altro recente studio clinico avrebbe riportato un danno assonale del nervo ottico dei pazienti affetti da fibromialgia.

Da qui l’ipotesi del team dell’ospedale Myongji che l’infiammazione del nervo ottico, nelle persone affette da questa patologia, aumenti.

Lo studio effettuato in Corea del Sud comprende un campione basato su l’interezza della popolazione coreana affetta da fibromialgia in età compresa tra i 20 e i 79 anni, messa a confronto con un parallelo gruppo di persone sane.

Per l’esattezza entrambi i gruppi contavano 479.892 partecipanti. Attraverso il test dei ranghi logaritmici è stato possibile comparare il rischio di incidenza della neurite ottica nei due gruppi, in seguito, tramite l’analisi della regressione di Cox per i rischi proporzionali si è calcolato il rapporto di rischio adattato (HR). La coorte di partecipanti è stata, infine, analizzata con la stratificazione secondo sesso e età.

Ciò che è emerso da questa approfondita analisi dei dati è che l’incidenza di neurite ottica nel gruppo di partecipanti affetti di fibromialgia era del 35.65/100,000 anni-persona (misura combinata del numero di soggetti e del tempo durante il quale sono a rischio di incorrere nella fibromialgia), mentre nel gruppo di persone non affette di fibromialgia la percentuale si abbassava drasticamente al 16.75/100,000 anni-persona. L’incidenza cumulativa totale di neurite ottica nel gruppo affetto da fibromialgia era quindi significativamente maggiore.

Inoltre, per gli uomini la fascia di età con maggiore rischio di contrarre la neurite ottica era quella più alta (60-79), mentre per le donne il rischio si alzava nettamente nella fascia di età più bassa (20-39).

I risultati emersi dallo studio di Hyung Rae-Cho, Geung Kyu-Lee e Ju Yeun-Lee, seppure innegabilmente utile nello studio di questa patologia, presenta delle significative limitazioni.

Il primo limite si trova nell’impossibilità di conoscere la gravità delle due patologie, il che impedisce di individuare una relazione lineare tra la severità della fibromialgia e la neurite ottica; il secondo, risiede nell’impossibilità di sapere l’etnia dei pazienti, che secondo dati recenti sarebbero solo per l’1% non coreani, ciò comporta che i risultati raccolti riguardino la sola popolazione asiatica.

Il terzo limite, e forse il maggiore, è che nel gruppo di persone non affette da fibromialgia, a causa della difficoltà diagnostica di quest’ultima, potrebbero essere state incluse persone che ne soffrono.

Anche in luce dei suoi limiti lo studio si dimostra comunque di evidente utilità nell’accrescere la nostra conoscenza riguardo la fisiopatologia di questa malattia.

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