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Chip sottoretinico per la stimolazione della retina: dotato di 1500 elettrodi, consente di restituire parzialmente la vista a malati di retinite pigmentosa

Ecco l’occhio bionico senza fili

Chip sottoretinico per la stimolazione della retina: dotato di 1500 elettrodi, consente di restituire parzialmente la vista a malati di retinite pigmentosaEcco l’occhio bionico senza fili In Germania impiantato un chip sotto la retina di malati i cui fotorecettori non erano più funzionanti La visione elettronica non è più prerogativa dei film di fantascienza e ora è anche senza fili. In otto ciechi colpiti da retinite pigmentosa e in uno affetto da distrofia dei coni (età compresa tra i 35 e i 62 anni), è stato impiantato in Germania un chip fotosensibile sotto la retina, che viene alimentato wireless . Ora cinque persone su nove riescono ad apprezzare il movimento di oggetti. Inoltre, quattro persone arrivano a leggere grandi lettere in colore bianco su sfondo nero. In una persona operata si è verificata, tuttavia, una grave complicazione, poi risolta: si è rilevato un sanguinamento sotto la retina e la pressione dell’occhio è aumentata molto. La visione dei ‘miracolati tecnologici’ ha però dei forti limiti: è in bianco e nero, si presenta per ‘fotogrammi’ successivi (cinque-sette immagini al secondo) e – ammesso che l’impianto abbia successo –Un cieco con occhio bionico prova a vedere un anello di Landolt (Fonte immagine: E. Zrenner et al., copre solo i 10° gradi centrali del campo visivo, che tra l’altro ha una forma romboidale e non circolare. Alcuni fortunati riescono a vedere delle sagome, ma solo due persone su nove arrivano ad apprezzare gli anelli di Landolt (grandi C). Il chip sottoretinico è dotato di 1500 elettrodi (corrispondenti ad altrettanti pixel), ma ancora non si riesce ad avere una percezione fine delle immagini. La maggior parte dei ciechi sottoposti all’impianto hanno ottenuto però una ‘promozioné: ora sono ipovedenti. Le persone che potrebbero partecipare alla sperimentazione – in Italia solo presso l’Azienda ospedaliera dell’Università di Pisa – devono avere una retina ancora vitale e il loro nervo ottico deve essere integro. Quindi la protesi elettronica retinica può sostituire unicamente i fotorecettori quando non sono più funzionanti. Il chip capta la luce e invia i segnali elettrici alla retina che, attraverso il nervo ottico, giungono alla corteccia cerebrale. In conclusione, anche se il dispositivo è stato battezzato ‘occhio bionico, in realtà sfrutta ampiamente strutture anatomiche create da madre natura: il ‘cuoré del dispositivo consiste di un chip dotato di sensori sensibili alla luce, che però stimola la retina naturale. Se quest’ultima non fosse affatto vitale l’attuale progresso tecnologico sarebbe, in ultima analisi, impotente.

Fonte principale: Proceedings of the Royal Society

Pagina pubblicata il 22 febbraio 2013. Ultimo aggiornamento: 8 marzo 2013

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