La ricerca messa in atto dal Chang Gung Memorial Hospital di Keelungha riscontrato differenze significative tra uomini e donne per quanto riguarda i sintomi di presentazione iniziale della sindrome dell’occhio secco. È stato evidenziato, però, il sesso femminile tra i fattori connessi con punteggi di gravità dei sintomi maggiori
La sindrome dell’occhio secco
La malattia dell’occhio secco è una condizione che affligge dal 5 al 50% degli adulti in tutto il mondo e, in particolare a Taiwan, dove è stato effettuato lo studio, il 7,85% della popolazione e ben il 20,72% dei pazienti di età maggiore ai 65 anni ne soffrono.
Seppure questa condizione non causi, diversamente da altre, perdita della vista, la sindrome dell’occhio secco va comunque ad intaccare significativamente le condizioni di vita dei pazienti che ne sono affetti; difatti essa danneggia la superficie oculare, ingenerando irritazione e perturbazioni visive che, a loro volta, inficiano su azioni giornaliere quali guidare o guardare la tv.
La mancanza, inoltre, di un test universale e accurato per questa malattia pone, ancora oggi, limiti nella capacità di diagnosi. Gli oftalmologi, infatti, devono fare affidamento ad una serie di strumenti per accertare la sindrome dell’occhio secco: segni oggettivi, i sintomi descritti dal paziente, a volte questionari e test diagnostici.
Il team e il campione scelto
In particolare, ciò che ha interessato il team di ricercatori di Taiwan, composto da Pei-Ting Lu, Chia-Yi Lee, Chi-Chin Sun del Dipartimento di Oftalmologia del Chang Gung Memorial Hospital di Keelung, è l’approfondimento di quelle che sono le differenze, in base al sesso del paziente, nei primi disturbi oculari riscontrati, nonché la possibile connessione tra l’anamnesi chirurgica del paziente e una dissociazione tra i sintomi e i segni della sindrome dell’occhio secco.
Lo studio include i dati di 1229 pazienti, per la maggior parte donne (79,3%) di età media di circa 56,7 anni, raccolti retrospettivamente e trasversalmente a partire dalla prima visita degli assistiti presso l’ambulatorio terziario per l’occhio secco del Chang Gung Memorial Hospital, nell’arco temporale compreso tra il 1 agosto 2011 e il 31 luglio 2018.
La metodologia
La presenza effettiva della sindrome dell’occhio secco, nell’ambito di questa ricerca, è stata definita sulla base di una serie di criteri: in primo luogo un valore dell’OSDI (Indice di Malattia della Superficie Oculare) maggiore di 12, cui dovevano accompagnarsi un TBUT (test di rottura del film lacrimale) inferiore ai 5 secondi o una colorazione corneale positiva con fluoresceina.
I dati raccolti comprendevano l’anamnesi generale e oftalmologica del paziente, nonché, ovviamente, la data in cui era avvenuta la diagnosi, la comparsa dei primi sintomi e dei segni.
Più nel dettaglio, il questionario OSDI, sottoposto in occasione della prima visita, è stato usato per quantificare i sintomi della superficie oculare oltre alla frequenza con cui si presentano e alla loro influenza sulla vista.
Oltre ai già citati TBUT e colorazioni corneali con fluoresceina, sono stati inclusi il test di Schirmer e l’analisi del MGD (Disfunzione delle Ghiandole di Meibomio).
I risultati sono stati convertiti in punteggi di gravità unitari ed è stato calcolato il valore medio complessivo.
Infine i dati sono stati analizzati trasversalmente e tramite un modello di regressione lineare multivariata.
I risultati
I sintomi più comuni riportati in ordine di importanza sono: la secchezza oculare (43,5%), la visione offuscata (24,2%), la sensazione di un corpo estraneo nell’occhio (18,1%) e, infine, lacerazioni.
Si sono evidenziati, però, diversi fattori che coincidevano con punteggi di gravità dei sintomi maggiori rispetto a quelli riguardanti i segni clinici.
Questi fattori includono: il sesso femminile e precedenti interventi alla cataratta.
Le differenze tra i due sessi sono dovute ai seguenti motivi:
- le donne hanno solitamente una soglia del dolore più bassa,
- i cambiamenti ormonali sono associati con dei cambiamenti della superficie oculare,
- gli estrogeni, contrariamente agli androgeni, contrastano i tessuti annessi oculari e stimolano la risposta infiammatoria,
- le donne, più frequentemente, soffrono anche di altre comorbidità,
- per motivi socio-culturali, le donne si fanno meno problemi a segnalare possibili dolori.
Per quanto riguarda l’intervento per la cataratta e come quest’ultimo coincida con sintomi più forti, anche in questo caso le ragioni sono molteplici:
- gli interventi della superficie oculare distruggono l’organizzazione dell’innervazione dell’area corneale,
- l’uso di anestetici localizzati, l’esposizione alla luce del microscopio come anche l’irrigazione della cornea contribuiscono, tra le altre cose, a una minore densità delle cellule caliciformi e a diminuire la lacrimazione,
- i mediatori infiammatori rilasciati dopo l’incisione della cornea possono danneggiare i nervi corneali.
Si segnalano inoltre l’asportazione del pterigio e la correzione della congiuntivocalasi tra i fattori associati con punteggi di gravità dei sintomi maggiori.
Allo stesso modo però sono stati individuati anche dei fattori che coincidono con punteggi di gravità dei sintomi inferiori rispetto ai segni tra cui: l’età avanzata, nonostante sia tra i maggiori fattori di rischio per l’insorgere della malattia, l’uso di lacrime artificiali e il diabete mellito di tipo 2.
Il primo fattore va, però, spesso ad annullarsi in caso di interventi della cataratta.
Conclusioni
La ricerca presenta una serie di limiti:
- in primo luogo il fatto che sia uno studio retrospettivo e trasversale, motivo per cui esito e risultati dell’esposizione sono contemporanei,
- il questionario usato, l’OSDI, è un’autovalutazione,
- i dati sono stati raccolti a partire dalla prima visita ma alcuni pazienti avevano ricevuto trattamenti anche in altre cliniche,
- diversi fattori chiave predittivi, come la sindrome del dolore cronico, e i fattori ambientali, quali l’occupazione dei pazienti, non sono stati presi in considerazione.
Ciononostante lo studio ha comunque permesso al team di evidenziare una serie di indicatori importanti dell’incongruenza tra sintomi e segni della sindrome dell’occhio secco, di cui va tenuta particolarmente considerazione nella pratica oftalmologica. Sono fondamentali, però, ulteriori ricerche per comprendere appieno questa dissociazione.