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così i bambini vedono il mondo

Così i bambini vedono il mondo Fino a 12 anni non sperimentano una ‘fusione percettiva’ tipica degli adulti 17 settembre 2010 – Gli studi scientifici, infine, possono approdare al (buon) senso. Se è già noto come nell’infanzia si abbia una diversa percezione del mondo, meno chiaro è che si possa percepire visivamente in modo diverso dagli adulti per cause neurofisiologiche. Lo studio, condotto dallo University College di Londra (UCLA), ha confrontato la modalità con cui i bambini e gli adulti combinano l’informazione prospettica con l’informazione binoculare. Il risultato è che entrambe si integrano solo intorno ai 12 anni, quando si verifica una cosiddetta ‘fusione percettiva’ che li caratterizzerà da adulti. Ai partecipanti dell’esperimento è stato chiesto di comparare due superfici inclinate per giudicare quale fosse la meno pendente. In un secondo esperimento sono stati usati degli speciali dischi 3D: talvolta l’informazione proveniente da ciascuno dei due occhi era diversa. I bambini intorno ai 6 anni non hanno avuto problemi a rilevare lo stimolo proveniente da ciascuno dei due occhi, mentre gli adulti non ci sono riusciti perché tendono maggiormente ad integrare gli stimoli visivi. Secondo Marko Nardini (UCLA), che ha diretto la ricerca pubblicata su PNAS, “perché il mondo abbia senso ci affidiamo a molti tipi diversi d’informazione. Un vantaggio del combinare le informazioni provenienti dai diversi sensi è che possiamo determinare che cosa ci sia più accuratamente di quanto si possa fare con ogni singolo senso”. Al contrario, “potrebbe essere legato all’adattamento il fatto – ha affermati Denis Mareschal del centro di Scienze e di Sviluppo Cognitivo di Birkbeck – che i bambini non integrino le informazioni mentre stanno ancora imparando le relazioni […] tra immagini e suoni o tra gli stimoli visivi binoculari posti in prospettiva”. La stessa équipe di ricercatori sta pensando ora di usare la risonanza magnetica per immagini (fMRI) per determinare i cambiamenti cerebrali che sono alla base di queste diverse attitudini nel combinare le informazioni visive. Per l’abstract dello studio clicca qui .

Fonte: University College di Londra

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