Risultati contestati dopo trapianto di cellule retiniche Secondo un docente dell’istituto universitario londinese di Oftalmologia è meglio puntare sulle staminali senza prelevarle dal feto 21 luglio 2008 – I risultati scientifici non vanno presi “alla cieca”. Soprattutto quando si tratta di terapie innovative come il trapianto di cellule della retina prelevate da cellule del feto, i cui risultati sono stati pubblicati alcuni giorni fa da un’équipe dell’Università americana di Louisville (clicca qui per approfondire). Al di là degli aspetti etici, un docente dell’Istituto universitario londinese di Oftalmologia, Pete Coffey, ha obiettato che i risultati non dimostrano affatto un miglioramento significativo della vista: “Non posso dire che sia stato un successo, tranne il fatto che le cellule non hanno provocato reazioni immunitarie nei soggetti”. Il professore ha sostenuto come, al di là dei facili trionfalismi acritici, nessuno sia riuscito a realizzare un trapianto di retina completo e accertato (considerato il “santo graal” in campo oftalmico). Inoltre giudica l’uso di cellule fetali poco pratico, sia per ragioni etiche sia per la loro scarsità. “A differenza – ha affermato il docente – di una linea di cellule staminali [ottenute in altro modo, ndr], ogni volta che fossero necessarie nuove cellule si dovrebbe ricorrere a un altro feto”. La tecnica utilizzata dal team consiste nell’impiantare cellule retiniche fetali, insieme a cellule che hanno la funzione di alimentarle. Secondo il responsabile del progetto, Norman Radtke, ciò servirà ad affinare il metodo e a ottenere maggiori prove che i trapianti siano efficaci contro malattie degenerative della retina (in questo caso degenerazione maculare legata all’età, la cosiddetta AMD, e retinite pigmentosa). Nonostante i piccoli miglioramenti riscontrati in sette casi su dieci, tutti i soggetti sono rimasti in una condizione di cecità legale.
Fonte: ADUC Salute