Cataratta, l’importanza dei check-up dopo l’intervento Non bisogna mai trascurare i controlli oculistici postoperatori come avviene, ad esempio, nei Paesi in via di sviluppo 5 luglio 2013 – Si inizia a vedere offuscato, i colori sono più sbiaditi e la sera si viene abbagliati più del solito dai fari delle macchine. Potrebbe essere un principio di cataratta (comune tra gli anziani), una malattia oculare che può essere operata sostituendo il cristallino divenuto opaco con una piccola lente artificiale. Anche negli stati dove l’operazione è economicamente sostenibile, si pone però il problema del controllo dopo l’operazione chirurgica, che non sempre viene effettuato. Circa la metà dei casi di cecità o ipovisione nel mondo (il 53% su oltre 285 milioni di persone con un handicap visivo) sono dovuti proprio alla cataratta. Questa malattia oculare non è considerata prevenibile, ma almeno operarla non è difficile; però, oltre alle difficoltà economiche, nei Paesi in via di sviluppo c’è una scarsa consapevolezza del problema, ci sono timori circa l’intervento e tendono a dominare atteggiamenti fatalistici che considerano irreversibile la cecità in età avanzata, mentre in realtà spesso così non è (almeno nel caso della cataratta). “Chirurghi competenti – scrivono due ricercatori inglesi dell’Istituto di Oftalmologia dello University College di Londra (UCL) e del celebre Moorfields Eye Hospital – sono una componente essenziale per garantire servizi di alta qualità. Un numero inadeguato di chirurghi che possano effettuare indipendentemente interventi di qualità accettabile è un ostacolo pratico grave in alcune regioni (dal mondo, ad esempio nella Cina rurale così come in certe zone dell’Africa, dell’India e dell’Indonesia, ndr )”. I ricercatori ricordano come il programma congiunto IAPB-OMS
Fonti: The Lancet , Who , Istat
Ultima modifica: 11 luglio 2013