Per i pazienti con livelli sotto la norma, l’integrazione della vitamina D potrebbe essere la chiave per la prevenzione contro l’uveite non infettiva
Negli anni è stato ampiamente discusso e studiato l’impatto dell’assunzione di vitamina D e della sua carenza, in quanto si è sempre ritenuto che potesse avere un ruolo fondamentale nel contrastare le infiammazioni e nell’influenzare la reattività del sistema immunitario.
Non sorprende che dati precedenti abbiano suggerito come la carenza di vitamina D potesse essere associata a un aumento considerevole del rischio di diverse malattie oculari.
“La supplementazione di vitamina D potrebbe rappresentare una possibile strategia terapeutica per prevenire o gestire l’uveite non infettiva, se dimostrata”, scrivono i ricercatori di diversi studi. “I medici dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di effettuare una campagna di screening e di affrontare la carenza di vitamina D nei pazienti a rischio di uveite”.
Spinti dall’interesse nell’approfondire ed esplorare l’argomento, un team di ricercatori guidato da William Rojas-Carabali, MD, della Nanyang Technological University, ha lanciato e progettato l’attuale ricerca, revisionando sistematicamente grandi quantità di dati provenienti da studi nei database Embase, PubMed e Lilacs.
Inizialmente eseguita il 25 gennaio 2022 e aggiornata poi l’8 maggio 2023, la ricerca ha restituito più di 900 articoli per lo screening, di questi, 11 sono stati inclusi nella revisione sistematica e 5 sono stati soggetti a metanalisi; tra gli 11 articoli inclusi, 6 erano studi caso-controllo, 2 erano studi di coorte e 3 erano studi trasversali.
Complessivamente, l’insieme dei dati ottenuti dai ricercatori comprendeva informazioni relative a 354 casi di uveite non infettiva su 5728 individui considerati come gruppo di controllo. La meta-analisi, che si basava su 5 studi inclusi, coinvolgeva un totale di 6082 individui affetti da uveite non infettiva.
Dall’analisi generale è emerso come i pazienti con uveite non infettiva avevano livelli di 25(OH)D nel siero significativamente più bassi rispetto ai controlli (SMD, -0,39; 95% Intervallo di Confidenza [CI], da -0,71 a -0,08; P =.0007). Tuttavia, i ricercatori hanno richiamato l’attenzione sulla sostanziale eterogeneità tra gli studi (I2=79%).
Esaminando solo le ricerche che hanno misurato i livelli di vitamina D in qualsiasi momento prima dell’insorgenza dell’uveite, i risultati recentemente riscontrati indicano nei soggetti con uveite sviluppata dei livelli significativamente ridotti di vitamina D rispetto al gruppo di controllo (SMD, -0,37; 95% CI, da -0,56 a -0,17).
Il team di ricerca, però, ha rilevato diverse limitazioni all’interno del loro studio che i medici devono considerare, come la dipendenza da dati osservazionali, una dimensione del campione relativamente piccola e l’eterogeneità intrinseca dei dati.
“I nostri risultati mostrano come i pazienti con ipovitaminosi D hanno una probabilità 2,04 volte maggiore di sviluppare uveite non infettiva rispetto ai soggetti con valori adeguati di vitamina D”, hanno aggiunto i ricercatori. “Tuttavia, queste conclusioni si basano su dati limitati provenienti da pochi studi e suggeriscono la necessità di ulteriori ricerche in questo campo. Nelle indagini future, gli autori dovrebbero standardizzare la tecnica di misurazione e i valori di cut-off della vitamina D sierica per ridurre l’eterogeneità nelle meta-analisi”.
Fonti:
1. Rojas-Carabali W, Pineda-Sierra JS, Cifuentes-González C, et al. Carenza di vitamina D e uveite non infettiva: Una revisione sistematica e una meta-analisi. Autoimmun Rev. Pubblicato online il 3 dicembre 2023. doi:10.1016/j.autrev.2023.103497
2. Pillar S, Amer R. L’associazione tra vitamina D e uveite: Una revisione completa. Surv Ophthalmol. 2022;67(2):321-330. doi:10.1016/j.survophthal.2021.07.006