Biofeedback per vedere meglio Uno studio conferma: utile per riabilitare gli ipovedenti
2 luglio 2009 – Si tratta di un apparecchio che emette continuamente beep e osserva i vostri occhi, capendo in che punto state guardando: può essere utile per riabilitare chi ha perso la visione centrale a causa di una malattia degenerativa incurabile della retina . é il biofeedback, metodologia basata sull’uso di un apparecchio con cui è possibile migliorare le prestazioni visive. Lo conferma uno studio condotto dall’Università Sapienza di Roma (Polo Pontino, Ospedale Fiorini di Terracina).
Anche se di dimensioni limitate (9 occhi esaminati di cinque pazienti, età media 53,8 anni), la ricerca ha consentito di verificare un miglioramento dell’acuità visiva, della velocità di lettura, della sensibilità retinica e della capacità di fissazione. Per insegnare a sfruttare una zona sana della retina quanto più prossima al centro si esegue in primo luogo la perimetria, la quale consente di creare una mappa retinica (vedi campo visivo ). dopodiché, si sceglie il migliore punto prossimo al centro della retina che si può sfruttare proficuamente. Il biofeedback emette un suono intermittente che diventa però continuo quando si guarda nella direzione prescelta.
Nello studio la riabilitazione degli ipovedenti è durata 10 settimane, con 10 sessioni di 10 minuti ad occhio (una volta la settimana). Ad usufruire della riabilitazione sono state, tra l’altro, persone colpite da miopia degenerativa, dalla malattia di Stargardt e dalla distrofia dei coni .
“La capacità di lettura – scrivono i ricercatori diretti dal prof. Enzo Maria Vingolo – è migliorata da un valore medio di 64,3 parole al minuto a 92. I nostri risultati dimostrano che il feedback audio, migliorando la modulazione dell’attenzione, aiuta il cervello a fissare il locus retinico finale preferito”. Inoltre, il feedback acustico facilita la trasmissione degli stimoli tra neuroni della retina stessa così come tra quest’ultima e il cervello. Probabilmente – concludono i ricercatori – si verifica un “fenomeno di rimappatura”.
Miglioramenti dell’acuità visiva, della sensibilità cromatica e al contrasto erano stati osservati col biofeedback anche in un precedente studio pubblicato nel 2002 sulla rivista Eye dal Dipartimento di Oftalmologia della stessa Università Sapienza (su 28 pazienti). Tali risultati incoraggianti, tuttavia, necessiteranno di ulteriori riscontri scientifici basati su campioni più ampi.
Referenze originali: a) Vingolo E.M., Salvatore S., Cavarretta S., “Low-vision rehabilitation by means of MP-1 biofeedback examination in patients with different macular diseases: a pilot study”, Appl Psychophysiol Biofeedback. 2009 Jun;34(2):127-33. Epub 2009 Apr 25. b) Contestabile MT, Recupero SM, Palladino D, De Stefanis M, Abdolrahimzadeh S, Suppressa F, Balacco Gabrieli C., A new method of biofeedback in the management of low vision, Eye. 2002 Jul;16(4):472-80.
Fonte: App. Psychophysiol. Biofeedback (Pubmed).
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