Betacarotene contro retinite pigmentosa e fundus albipunctatus Secondo l’American Academy of Ophthalmology in un caso su tre si ottengono miglioramenti visivi 19 ottobre 2010 – Si riduce progressivamente il campo visivo periferico, la visione diventa ‘a cannocchiale’ e, nei casi più gravi, si diventa ciechi. Questo è il destino a cui può andare incontro la persona colpita da retinite pigmentosa , una malattia genetica ancora oggi ritenuta generalmente incurabile. L’American Academy of Ophthalmology (AAO) sostiene, invece, che abbia qualche possibilità di trattamento anche nel caso di persone colpite dal fundus albipunctatus (forma di cecità congenita notturna ): in un caso su tre si otterrebbero miglioramenti visivi mediante somministrazione di betacarotene, una molecola che l’organismo può trasformare in vitamina A, contenuta ad esempio in carote, bietola, spinaci, verza e verdura rossa. In uno studio presentato ieri all’AAO si sostiene che, su 29 pazienti che hanno assunto betacarotene per 90 giorni, si sono ottenuti miglioramenti visivi significativi in un terzo dei casi, considerando sia l’acuità visiva che il campo visivo e l’attività bioelettrica retinica (misurata con l’ elettroretinogramma ). “Raccomandiamo – ha affermato Ygal Rotenstreich (University of Illinois at Chicago Department of Ophthalmology and Visual Sciences) – di ripetere lo studio con pazienti colpiti dalle forme genetiche di retinite pigmentosa che avrebbero la maggiore probabilità di rispondere al betacarotene assunto oralmente”. Infatti, “sappiamo che il suo effetto positivo è associato a un difetto nel ciclo del retinolo, che è coinvolto in alcune forme di retinite pigmentosa, sebbene non in tutte. Inoltre le future ricerche dovrebbero guardare a un dosaggio ottimale di betacarotene”.
Fonte principale: AAO