Soprattutto gli ipovedenti sono più a rischio sul piano psicologico per la riduzione della qualità della vi(s)ta
Ansia e depressione possono colpire più spesso gli anziani affetti da gravi problemi visivi e questi ultimi potrebbero essere una causa importante dell’umor “nero”. È quanto si evince da uno studio pubblicato su Jama Ophthalmology. Le persone che vivono una riduzione significativa della proprie capacità visive rischiano, infatti, almeno due volte più spesso alterazioni del proprio benessere psicologico perché la loro qualità della vita si riduce. Ad esempio negli ipovedenti che subiscono una diminuzione della visione centrale possono insorgere difficoltà nella lettura, nel riconoscimento delle persone o nella guida (a cui spesso devono rinunciare).
Joshua R. Ehrlich della University of Michigan di Ann Arbor (Usa), primo autore dello studio scientifico ha dichiarato: “Gli anziani sono esposti a un alto rischio di problemi alla vista rispetto ad altre fasce di età”. Inoltre, “la compromissione della vista, soprattutto in età avanzata, ha molte conseguenze oltre a quella di non vedere chiaramente, tra cui un maggiore rischio di disturbi dell’umore”.
Occhio ai dati
Analizzando i dati di oltre 7.500 anziani di entrambi i sessi, la squadra di Ehrlich ha osservato che i soggetti con problemi alla vista che segnalavano sintomi di depressione erano di numero maggiore rispetto a quelli che non avevano la vista compromessa (31% versus 13%).
Lo stesso valeva per i sintomi dell’ansia (riferiti dal 27% delle persone con compromissione della vista e dall’11% degli altri soggetti). Nel complesso oltre il 40% dei partecipanti con problemi alla vista diventavano ansiosi o depressi contro il 19% che non vivevano difficoltà visive. Le persone con problemi alla vista avevano anche una probabilità superiore del 33% di segnalare nuovi sintomi di depressione nel corso del tempo una volta vissuti altri episodi (lo stesso non valeva però per l’ansia).
Inoltre i depressi avevano una probabilità il 37% più elevata di sviluppare problemi alla vista rispetto a coloro che non erano depressi, mentre per le persone ansiose si saliva al 55%.
In conclusione è opportuno sottolineare l’importanza della consapevolezza – da parte degli oculisti e degli optometristi – del carico psicologico negativo vissuto dalle persone affette da malattie oculari e, in alcuni casi, da menomazione visiva.
Fonti: Jama Ophthalmology, Popular Science