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ancoraggio dello sguardo

Ancoraggio dello sguardo: come facciamo a tenere gli occhi fissi su un obiettivo?

Secondo una ricerca pubblicata su ScienceDaily, grazie alle onde celebrali beta è possibile la coordinazione sguardo-movimento per afferrare un oggetto.

Immaginate di voler afferrare un oggetto: la prima cosa che si fa è identificarlo con gli occhi, ci si incammina nella sua direzione e, solo alla fine, lo si prende con le mani.

Gesti così naturali da sembrare scontati sono, invece, il frutto di un complesso processo neurologico che coinvolge vista e coordinazione del corpo: “gaze anchoring” ossia la forza di ancoraggio dello sguardo.

Lo studio condotto da Maureen Hagan, neuroscienziata presso la Monash University in Australia, esplora il processo di ancoraggio dello sguardo e di come le diverse regioni del cervello comunichino tra di loro.

Per studiare tale fenomeno, gli scienziati hanno esaminato l’attività cerebrale che avviene durante la correlazione del movimento del braccio a quella degli occhi: come primo step è stato chiesto di guardare ed identificare un oggetto preciso e, dopo circa 10 millisecondi, è stato presentato un secondo oggetto che doveva essere guardato il più rapidamente possibile.

Il cambio repentino del movimento oculare ha determinato l’identificazione dell’effetto di ancoraggio dello sguardo: se si distoglie rapidamente l’attenzione da ciò che vogliamo prendere o fare, si rischia di cadere in errore e non raggiungere l’obiettivo.

Il risultato dell’esperimento mostra, inoltre, come durante l’ancoraggio dello sguardo, la regione del cervello, utilizzata per finalizzare il raggiungimento dell’oggetto, lavori per inibire la parte dello stesso che, al contrario, viene usata per il movimento degli occhi: da qui ne deriva lo sguardo fisso sull’obiettivo da afferrare.

Gli scienziati collegano tali comportamenti ad effetti legati a modelli di onde celebrali a 15-25 Hz, chiamate onde beta.

“Le onde beta sono correlate all’attenzione e alla cognizione: questo studio rivela come l’attività beta possa controllare i meccanismi inibitori del cervello per coordinare il nostro comportamento naturale” spiega uno dei ricercatori, il Dott. Pesaran.

Questo studio offre la possibilità di comprendere meglio le patologie che provocano deficit di attenzione e controllo esecutivo dei movimenti e che inibiscono comportamenti naturali come il guardare e il muoversi in modo coordinato.

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