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I non vedenti possono correre? Il caso della maratona di Londra

I non vedenti possono correre? Il caso della maratona di Londra

La maratona di Londra è un evento dalla fama internazionale che vanta tra i partecipanti anche atleti ciechi o ipovedenti. Grazie allo sviluppo di tecniche di guida, i traguardi possono essere superati da tutti

Il 21 aprile si è tenuta la maratona di Londra, dove quasi 50.000 atleti hanno percorso le strade della capitale inglese in una delle gare più famose del mondo.

A prendere parte all’evento anche le persone non vedenti, che hanno abbattuto, ancora una volta, dei tabù. È infatti comprensibile la domanda “come fanno a correre e seguire una traiettoria delle persone con difficoltà visive?”.

Solitamente si pensa che tutti gli atleti con visual impairment (VI) abbiano sviluppato delle grandiose capacità di compensazione, ma in realtà le loro abilità sono semplicemente frutto di tanto allenamento ed esperienza, esattamente come per i colleghi normo dotati.

The Conversation ha avviato una ricerca conducendo interviste approfondite a corridori ciechi e ipovedenti in merito alle loro tecniche di corsa: c’è chi partecipa indipendentemente, chi viene accompagnato da una guida utilizzando un laccio, tenendosi per il gomito o correndo nelle immediate vicinanze.

Attraverso il tatto, l’udito, l’olfatto e la vista residuale, gli atleti VI entrano in competa sinergia con i percorsi che devono affrontare identificando, ad esempio, punti di riferimento che possono essere anche suoni o modifiche tattili del suolo, le quali permettono la costruzione di vere e proprie mappe mentali. A sostegno di ciò la dichiarazione di uno degli atleti che afferma: “Potrei inconsciamente dirti dove si trova ogni crepa sul marciapiede”.

Le barriere sociali che spesso si pensano essere correlate alla propria condizione visiva sono, per la maggior parte delle volte, preconcetti interiorizzati, così come ha spiegato uno dei partecipanti, il quale ha espressamente affermato di esser sempre stato convinto di non poter correre. Idea che è stata abbandonata nell’esatto momento in cui ci ha provato.

A raccontare una realtà virtuosa e proficua, troviamo la runner Kelly Barton e le sue guide, che quotidianamente condividono contenuti sulla corsa nei vari profili social. Di recente, infatti, ha fatto scalpore un video che dimostrava la sua 250ª parkrun, che ha completato senza essere legata a una guida.

I limiti, quindi, siano essi fisici o psicologici, non sono dei confini insuperabili, ma bensì sfide da affrontare con la consapevolezza che possono essere superati.

FONTE

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