Un lavoro pluriennale, coordinato dall’Italia, ha portato alla standardizzazione dei curricula per oculisti, psicologi, terapisti della riabilitazione visiva, neuropsichiatri infantili, tecnici di orientamento, mobilità e autonomia personale
Una delle barriere più rilevanti e sostanziali alla diffusione della riabilitazione visiva è l’assenza di human resources opportunamente formate.
I programmi formativi al momento presenti nelle scuole di specialità sono deficitari o non strutturati. Anche sulla definizione a livello internazionale dei curricula dei professionisti del settore riabilitativo della vista si è, perciò, concentrato il lavoro del “Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva” negli ultimi anni.
Un processo, che ha raccolto il contributo di un gruppo ristretto di esperti, di cui il Polo italiano è stato coordinatore, e che è pronto a giungere a conclusione con la pubblicazione del volume sugli International Standards for Vision Rehabilitation.
“Siamo in attesa dell’ultimo feedback da parte del dottor Silvio Paolo Mariotti – spiega la dottoressa Simona Turco, research coordinator presso il Polo Nazionale di Riabilitazione Visiva IAPB Italia Onlus -, mentre a gennaio 2022 partirà la prima edizione del master in “Ipovisione e Riabilitazione neurovisiva”. Intanto, a metà novembre assieme al direttore del Polo, Filippo Amore, siamo stati invitati all’American Academy Of Ophthalmology al simposio sulla “Vision Rehabilitationfrom an International Perspective”, per relazionare sul tema: WHO/ICC on Low Vision with Updates on Implementation”.
Il lavoro sui curricula è stato complesso e impegnativo. Essi vanno a completare gli Standard Internazionali per la Riabilitazione visiva, per la cui definizione il Polo Nazionale ha portato avanti, sin dal 2014, tutta una serie di attività su incarico dell’Oms a seguito della designazione del Polo a centro di collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHOCC).
Dopo un lungo lavoro preparatorio, nel dicembre 2015 sono stati definiti gli International Standards for Vision Rehabilitation ed è emerso il bisogno non soddisfatto di garantire l’affermazione e la diffusione dei servizi di riabilitazione a livello globale attraverso personale sanitario dedicato, adeguatamente formato. Per questo motivo, dal 2016 al 2019 il Polo Nazionale, come compito della sua prima redesignation a WHOCC, ha individuato un gruppo ristretto di esperti internazionali in programmi formativi e ha coordinato il lavoro di creazione dei curricula per oculisti, psicologi, terapisti della riabilitazione visiva, neuropsichiatri infantili, tecnici di orientamento, mobilità e autonomia personale.
Si è partiti da una mappatura dell’esistente nel campo della riabilitazione visiva ed è emersa una grande confusione per la disomogeneità dei nomi utilizzati o sul chi dovesse fare cosa, soprattutto con i Paesi in via di sviluppo. Quanto raccolto è stato successivamente scremato avendo come traccia ciò che era emerso dal lavoro sugli standard della riabilitazione. Quest’ultimo, infatti, si era concluso con un rapporto di riunione completato con una serie di tavole schematiche riassuntive del lavoro svolto, composte da quattro colonne di riferimento: il what (i servizi), l’how (la strumentazione), il who (le risorse umane) e il where (il setting operativo). In particolare, si era raggiunto un accordo su servizi, strumentazione e setting operativo, mentre occorreva lavorare per definire i diversi profili delle human resources. Si è proceduto, quindi, per condivisione dei draft e relative correzioni e, il 5 marzo 2020, è stato raggiunto l’agreement nel corso di una conferenza telematica resa necessaria alla pandemia.
“Piuttosto di identificare dei nomi, si è concordato che bisognava identificare le competenze/skills dei diversi professionisti che operano in contesti di riabilitazione visiva, proprio in considerazione che si tratta di “suggerimenti” operativi che devono valere per ogni Paese, indipendentemente dalle specificità locali. In Italia, ad esempio, abbiamo identificato delle competenze ulteriori sia per l’ortottista che per l’oculista come riabilitatori visivi – sottolinea la dottoressa Turco -. È stato prodotto il volume definitivo sugli standard internazionali per la riabilitazione visiva e il passaggio successivo è stato quello di verificare l’applicabilità di quanto concordato, perché è opportuno verificare sul campo se le indicazioni date sono concretamente applicabili o necessitano di correttivi”. L’avvio del primo master di riabilitazione neurovisiva è la realizzazione del lavoro portato avanti dal Polo in questi anni. “Gli Stati possono mettere a disposizione dei fondi per far partire i servizi, ma se mancano risorse umane opportunamente formate in grado di lavorarci restano lettera morta. La definizione degli standard è un’arma in più per l’Oms nel sollecitare i Governi all’avvio dei servizi, in quanto consente di fornire loro tutte le informazioni necessarie, dalla formazione alla realizzazione”, conclude Turco.