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distrofie ereditarie retiniche

Le possibilità di trattamento nelle distrofie ereditarie retiniche

8 Centri italiani coinvolti nella prima terapia genica dedicata alla amaurosi congenita di Leber tipo 2: un nuovo orizzonte per le distrofie ereditarie finora incurabili.

Le distrofie ereditarie retiniche (Inherited Retinal Dystrophies – IRDs) sono un gruppo di malattie oculari degenerative su base genetica che, seppur rientrando tra le malattie rare, rappresentano una causa importantissima di compromissione visiva severa e cecità. Fino a poco tempo fa le possibilità di cura erano di fatto inesistenti. Oggi, dopo un lungo periodo di studi preparatori, il trattamento mediante terapia genica di una forma particolare di retinite pigmentosa e dell’amaurosi congenita di Leber tipo 2 – legate alla mutazione bialleica del gene RPE65 – è divenuta una splendida realtà.

Le IRDs sono malattie molto eterogenee dal punto di vista clinico e genetico e ad oggi sono state identificate mutazioni in più di 270 geni differenti. Il sottogruppo più frequente è quello della famiglia delle retiniti pigmentose caratterizzate da percezione luminosa ridotta e riduzione progressiva del campo visivo. Le nostre conoscenze sui meccanismi patogenetici di queste malattie si sono notevolmente incrementate grazie alle tecniche sempre più avanzate di genetica molecolare.

Il denominatore comune di tutte le IRDs è l’estrema eterogeneità. Lo spettro di presentazione è quanto mai ampio, anche nei membri di una stessa famiglia; velocità di progressione e severità variano tantissimo, così come il quadro clinico che può differire profonda- mente in pazienti affetti dalla stessa patologia. L’eterogeneità delle IRDs riguarda anche gli aspetti genetici. Esiste, possiamo dire, una sorta di “sovrapposizione” tra quadri clinici e geni responsabili. Infatti, uno stesso gene può dare origine a forme cliniche estremamente diverse fra loro e ciò rende ragione del dato che nel 30% dei casi non è ancora possibile ottenere la conferma genetica.

Tuttavia, la valutazione clinica e la strumentazione di cui disponiamo per esami elettrofisiologici e imaging retinico di qualità eccellenti permettono una diagnosi estremamente accurata e i test genetici risultano spesso essenziali per confermare il sospetto clinico. I centri specializzati di oftalmologia genetica sono formati da un team multidisciplinare in cui il genetista esperto di malattie oculari svolge un ruolo chiave in quanto professionalmente competente ad offrire un counseling mirato ad una “lettura” corretta dei risultati dei test, finalizzato anche all’analisi del rischio di trasmissione della patologia, ad una diagnosi precoce nei familiari più giovani e, quando necessario, all’inquadramento dei riscontri oculari in forme sindromiche.

Per terapia genica (Gene therapy) si intende l’inserimento di una copia del gene funzionante o mancante all’interno delle cellule utilizzando un vettore adeguato. In genere si utilizzano virus ingegnerizzati che sono stati resi innocui privandoli del loro genoma, ma che mantengono la capacità di “infettare” le cellule. Nel caso delle IRDs sono due le vie principali di somministrazione della terapia genica: l’iniezione sottoretinica e quella intravitreale.

La via sottoretinica è più invasiva, va praticata da mani esperte e si utilizza quando il bersaglio del trattamento sono l’epitelio pigmentato della retina e i fotorecettori. Le iniezioni intravitreali sono meno rischiose, di più facile esecuzione e considerate la via ideale quando occorre raggiungere la retina interna. Tuttavia, con questa modalità di trattamento aumenta la probabilità di sollecitare una risposta immunologica conseguente ad una possibile diffusione sistemica.

L’amaurosi congenita di Leber, un sottotipo di retinite pigmentosa molto meno comune ma molto più severa di quest’ultima, si caratterizza per un esordio precocissimo, una progressione molto più rapida e nistagmo. Al momento sono stati individuati 26 geni responsabili della malattia. Alla fine dello scorso anno sono stati trattati con successo i primi due bambini italiani da parte del team capitanato dalla Prof. Simonelli dell’Università della Campania, Luigi Vanvitelli di Napoli. Contemporaneamente è partito un trial clinico multicentrico nazionale – “Natural history of patients with inherited retinal diseases due to mutations in RPE65 gene”– che vede la partecipazione di 8 Centri italiani.

La Clinica Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, diretta dal Prof. Stanislao Rizzo, è stata selezionata come centro satellite ed anche alcuni operatori del Polo Nazionale di Ipovisione, per quanto riguarda le attività di loro competenza, faranno parte del team locale degli sperimentatori di un trial clinico che rappresenta una pietra miliare nella storia dell’Oftalmologia.

La versione integrale dell’articolo a firma di Simona Turco, Oculista e Research Coordinator presso il Polo Nazionale Ipovisione, è disponibile sul nuovo numero di “Oftalmologia Sociale” (Ottobre-Dicembre 2020).

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