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Boom diabete in città

Roma scelta per il 2017 in un progetto globale che affronta la malattia cronica. Il convegno organizzato dall’Ambasciata danese

convegno-immagine.jpgPrevenire il diabete partendo dai grandi centri urbani. È Roma la metropoli scelta per il 2017 dal programma Cities Changing Diabetes® [[l’iniziativa realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center con il contributo di Novo Nordisk che coinvolge Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore]], con l’obiettivo di evidenziare il legame fra questa malattia e le città, promuovendo iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia. L’annuncio è stato dato nella Città eterna martedì 29 novembre, durante il convegno “Sustainable cities promoting urban health” [[organizzato nella capitale dall’Ambasciata di Danimarca in collaborazione con Ministero della salute, Istituto Superiore di Sanità, SDU-National Institute of Public Health di Danimarca, ANCIAssociazione nazionale comuni italiani, Health City Institute, Danish Healthy Cities network, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri]]. Secondo l’Oms i diabetici nel mondo hanno toccato la cifra record di 422 milioni.

Diabete, più rischi nelle realtà urbane

retinopatia_diabetica_locandina-campagna_info_2013-piccola.jpgPer combattere il diabete – che tra l’altro comporta il rischio di retinopatia – è necessario aumentare l’attenzione sulla salute e sullo sviluppo urbano in modo da creare “città vivibili” (come Copenhagen). Insomma, occorre creare un ambiente urbano che promuova la salute. Si stima che oggi oltre 3 miliardi di persone nel mondo vivano in città metropolitane e megalopoli: Tokyo conta 37 milioni di abitanti, Nuova Delhi 22 milioni, Città del Messico 20 milioni. Dieci anni fa, per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione mondiale residente in aree urbane ha superato la soglia del 50%. Le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità indicano che tale percentuale è in crescita. Nel 2030 si calcola che 6 persone su 10 vivranno in grandi agglomerati urbani. Erik Vilstrup Lorenzen, Ambasciatore di Danimarca, ha dichiarato in proposito:
Nel 1960 un terzo della popolazione mondiale viveva nelle città. Oggi si tratta di più della metà e nel 2050 sarà il 70 per cento. Allo stesso tempo, circa 400 milioni di persone soffrono di diabete e si prevede un aumento fino a 600 milioni nel 2035. A Copenaghen, la salute pubblica costituisce una responsabilità condivisa dell’intera città, e tutte le amministrazioni lavorano per il sostegno della salute e la riduzione dell’ineguaglianza salutare. Tutto ciò coinvolge la pianificazione urbana, ma anche gli asili nido, i programmi doposcuola e le aree sociali e dell’occupazione. Le politiche e le pianificazioni locali e nazionali (educazione, lavoro e settore residenziale inclusi), sono riconosciuti come elementi prioritari nella promozione della salute.
Su questi aspetti sono intervenuti diversi relatori, tra cui Enzo Bianco, Presidente del Consiglio Nazionale dell’ANCI:
Le città stesse ed il loro modello di sviluppo sono oggi in prima linea nella lotta contro le criticità connesse al crescente inurbamento e, ovviamente, la salute pubblica occupa fra queste un posto di primaria importanza.
centro-urbano-mex-citta.jpgOggi sappiamo che vive nelle città il 64% delle persone con diabete, l’equivalente di circa 246 milioni di abitanti, e anche questo numero è destinato a crescere. Inoltre, la maggior parte di loro (l’80% circa) vive in Paesi a basso-medio reddito, dove gli agglomerati urbani si espandono più rapidamente. Vivere in città è associato a un peggioramento dello stile di vita: è un fattore chiave dell’aumento delle malattie non trasmissibili. Diversi studi internazionali evidenziano la connessione fra stile di vita degli abitanti delle aree urbane e prevalenza del diabete. Spiega Andrea Lenzi, coordinatore di Health City Institute, gruppo di esperti che ha recentemente messo a punto il manifesto “La Salute nelle città: bene comune”:
Questa è una tendenza che, di fatto, negli ultimi 50 anni sta cambiando il volto del nostro Pianeta e che va valutata in tutta la sua complessità. Grandi masse di persone si concentrano nelle grandi città, attratte dal miraggio del benessere, dell’occupazione e di una qualità di vita differente, e la popolazione urbana mondiale, soprattutto nei Paesi medio-piccoli cresce anno dopo anno.
Un filo sottile ma evidente lega il fenomeno dell’inurbamento alla crescita di malattie come il diabete. Non esiste infatti solo una suscettibilità genetica a sviluppare questa malattia, ma ci sono fattori ambientali legati allo stile di vita. Precisa quindi Lenzi:
Ciò significa che nel definire le politiche di lotta a questa malattia si deve tenere conto del contesto urbano in cui essa si manifesta: risulta fondamentale pianificare lo sviluppo e l’espansione delle città in ottica di prevenzione delle malattie croniche, per incoraggiare stili di vita salutari. I dati evidenziano come città che non considerano questi aspetti nell’urbanizzazione finiscano per contribuire alla crescita di patologie croniche, e questa situazione può diventare esplosiva dal punto di vista sanitario soprattutto nelle megalopoli. Vivere in città aumenta da 2 a 5 volte il rischio di sviluppare il diabete.
Il programma Cities Changing Diabetes® ha visto in questi primi anni il coinvolgimento di sette grandi città: Houston, Copenhagen, Tianjin, Shanghai, Vancouver, Johannesbourg e Città del Messico. Nel 2017 sarà, appunto, la volta di Roma. Vedi il programma Fonte originale: west-info.eu

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