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Aree corticali dell'attenzione selettiva durante la ricerca di esseri umani o di veicoli

Cercare col cervello

Aree corticali dell'attenzione selettiva durante la ricerca di esseri umani o di veicoliCercare col cervello L’attenzione visiva selettiva attiva diverse aree corticali a seconda di ciò che si ricerca 23 aprile 2013 – Cercare un volto tra la folla o individuare un’automobile nel traffico: questi due compiti, certamente affini, sono in grado di ‘accendere’ anche diverse aree della corteccia visiva. Questo fenomeno è stato studiato da tre ricercatori californiani e da un ricercatore giapponese: a cinque volontari è stato mostrato un filmato di un’ora mentre si registrava l’attività dell’intera corteccia cerebrale per mezzo della risonanza magnetica (fMRI). Mentre inizialmente si chiedeva la fruizione passiva del filmato, in un secondo momento veniva chiesto di individuare persone o veicoli. Dopodiché si è fatto un confronto sulle aree della corteccia cerebrale che erano state attivate. In particolari condizioni determinate categorie possono essere ignorate mentre altre possono essere ricercate: è come se impostassero dei ‘filtri’ che ci consentono di selezionare le informazioni rilevanti. Il nostro cervello ha organizzato migliaia di categorie di oggetti che hanno certi legami di senso (connessioni semantiche o alberi semantici). Tali relazioni non sono però solo concettuali, ma hanno anche una rispondenza a livello di localizzazione sulla corteccia cerebrale. “L’attenzione – scrivono i ricercatori su Nature Neuroscience – amplia la rappresentazione di categorie inattese semanticamente simili alla categoria attesa”. Ad esempio, se si sta cercando un’automobile e si trova un tir, è evidente che il nostro cervello sarà più recettivo nell’individuare quest’ultimo grande veicolo rispetto a una zebra. Infatti abbiamo ‘impostato’ una ricerca specifica: ciò che compare di affine viene evidentemente considerato potenzialmente utile. Per dare un’idea dell’impegno profuso, gli sperimentatori hanno classificato 935 oggetti e azioni diverse presenti nel filmato, studiando l’attività corticale associata.

Fonti: Nature Neuroscience, La Stampa

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