Fissazione e riabilitazione visiva Tra gli ipovedenti le peggiori performance di lettura si osservano in persone affette da degenerazione maculare legata all’età, mentre le migliori in chi è colpito da retinite pigmentosa 27 marzo 2013 – Lettere poco definite, campo visivo ridotto e minore sensibilità al contrasto: gli ipovedenti, che vedono da un ventesimo a tre decimi, generalmente leggono con difficoltà. Ciò si ritiene sia dovuto a una loro ridotta capacità di fissazione: da un lato può essere più instabile mentre, dall’altro, può essere necessario sfruttare un punto eccentrico (poiché il centro della retina risulta danneggiato da una malattia oculare). Una nuova ricerca è stata condotta dal Polo Nazionale per la Riabilitazione Visiva (struttura dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus presso il Policlinico A. Gemelli), dall’Università Cattolica di Roma e dal Moorfields Eye Hospital di Londra. Grazie al microperimetro MP-1 è stato analizzato il grado di stabilità della fissazione. Le peggiori performance di lettura e la minore stabilità sono state osservate in persone colpite da degenerazione maculare legata all’età (AMD), mentre i risultati migliori sono stati ottenuti nei pazienti affetti da retinite pigmentosa. Dunque la riabilitazione visiva necessita di un lavoro specifico per migliorare la stabilità di fissazione e sfruttare meglio la zona retinica dedicata alla visione. Infine, per gli ipovedenti è importante sottoporsi a training specifici per migliorare la velocità di lettura e la comprensione dei testi.
Riferimenti bibliografici: Amore FM, Fasciani R, Silvestri V, Crossland MD, de Waure C, Cruciani F, Reibaldi A., “Relationship between fixation stability measured with MP-1 and reading performance”, Ophthalmic Physiol Opt. 2013 Mar 15. doi: 10.1111/opo.12048 (pubblicazione anticipata on-line)
Fonte principale: Ophthalmic and Physiological Optics