Giornata mondiale della vista 2009

Unità mobile oftalmica a Montecitorio

Giornata mondiale della vista con la IAPB e l’OMS OCCHIO ALLA VISTA L’8 ottobre 2009, presso la Camera dei Deputati, le relazioni degli esperti e l’intervento del Ministro Fazio. Visite oculistiche gratuite in una quindicina di città italiane L’8 ottobre 2009 si è celebrata la decima Giornata mondiale della vista , voluta dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dedicata quest’anno soprattutto alle donne. Oltre a una conferenza stampa che si è tenuta presso la Camera dei Deputati, sono state effettuate visite oculistiche di base in una quindicina di città, mentre in altre trentaquattro è stato distribuito unicamente del materiale informativo (principalmente opuscoli). Secondo l’Istat solo in Italia vivono 362.000 ciechi; inoltre, si stima che gli ipovedenti siano un milione e mezzo. Stando ai dati dell’Oms circa l’85% della cecità nel mondo è evitabile: i non vedenti sono oltre 45 milioni (di cui 26,1 milioni donne, pari al 58% del totale), solo una parte di quei 314 milioni di persone che sulla Terra soffrono di gravi problemi visivi. La disabilità visiva – ha sottolineato il dott. Silvio Mariotti dell’Oms – colpisce in maggior misura il sesso femminile (col 56,3%, pari a 176,74 milioni) rispetto a quello maschile, generalmente a partire dai 50 anni. Per leggere la notizia completa clicca qui. Pubblicazione di questa pagina: 9 ottobre 2009. Ultimo aggiornamento: 10 febbraio 2010

Giornata mondiale della vista 2009

Unità mobile oftalmica a Montecitorio

Giornata mondiale della vista con la IAPB e l’OMS OCCHIO ALLA VISTA L’8 ottobre 2009, presso la Camera dei Deputati, le relazioni degli esperti e l’intervento del Ministro Fazio. Visite oculistiche gratuite in una quindicina di città italiane L’8 ottobre 2009 si è celebrata la decima Giornata mondiale della vista , voluta dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dedicata quest’anno soprattutto alle donne. Oltre a una conferenza stampa che si è tenuta presso la Camera dei Deputati, sono state effettuate visite oculistiche di base in una quindicina di città, mentre in altre trentaquattro è stato distribuito unicamente del materiale informativo (principalmente opuscoli). Secondo l’Istat solo in Italia vivono 362.000 ciechi; inoltre, si stima che gli ipovedenti siano un milione e mezzo. Stando ai dati dell’Oms circa l’85% della cecità nel mondo è evitabile: i non vedenti sono oltre 45 milioni (di cui 26,1 milioni donne, pari al 58% del totale), solo una parte di quei 314 milioni di persone che sulla Terra soffrono di gravi problemi visivi. La disabilità visiva – ha sottolineato il dott. Silvio Mariotti dell’Oms – colpisce in maggior misura il sesso femminile (col 56,3%, pari a 176,74 milioni) rispetto a quello maschile, generalmente a partire dai 50 anni. Per leggere la notizia completa clicca qui. Pubblicazione di questa pagina: 9 ottobre 2009. Ultimo aggiornamento: 10 febbraio 2010

Premio Nobel alla chimica della vita

Rappresentazione artistica del ribosoma in fase di trascrizione (copiatura del Dna). Fonte: www.contenidos.educarex.es

Rappresentazione artistica del ribosoma in fase di trascrizione (copiatura del Dna). 

Fonte: www.contenidos.educarex.es”  class=”left” width=”300″ height=”200″ src=”https://iapb.it/wp-content/uploads/2009/10/ribosoma-cellula.gif” />Premio Nobel alla chimica della vita </span><span class=I tre vincitori hanno studiato la struttura dei ribosomi, organuli cellulari 8 ottobre 2009 Il Nobel per la chimica è andato ieri a tre studiosi dei meccanismi cellulari: Venkatraman Ramakrishnan (che lavora a Cambridge, in Gran Bretagna), Thomas Steitz (professore a Yale, Usa) e Ada Yonath (Weizmann Institute of Science, Israele). Il loro merito è quello di aver condotto straordinarie ricerche sulla struttura e la funzione del ribosoma, un organulo indispensabile alla cellula perché provvede alle sintesi delle proteine. È quanto è stato reso noto dall’Accademia svedese delle Scienze; i tre vincitori sono stati descritti come “combattenti nella battaglia dell’onda montante delle infezioni batteriche incurabili”.

Fonti: Bbc, Nobelprize.org, Wiki.

Il Nobel premia fibre ottiche e sensore fotografico

Fibre ottiche

Fibre otticheIl Nobel premia fibre ottiche e sensore fotografico Il riconoscimento dell’Accademia di Stoccolma per la fisica va a Charles K. Kao, Willard S. Boyle e a George E. Smith 6 ottobre 2009 – Un premio Nobel per la fisica che ha come protagonista la luce. Infatti, oggi l’Accademia di Stoccolma ha assegnato il riconoscimento a Charles K. Kao “per le sue scoperte pionieristiche che riguardano la trasmissione della luce nelle fibre ottiche” (per la comunicazione). Gli altri due premiati sono Willard S. Boyle e George E. Smith per l’invenzione di un circuito molto usato in fotografia (chiamato sensore CCD, il cuore di molte fotocamere digitali). Infatti, grazie ad esso si può ‘impressionare’ ciò che si ritrae. Come? Immagazzinando una carica elettrica proporzionale all’intensità (e alla frequenza) della luce che lo colpisce. Grazie a un segnale elettrico si può ricostruire poi una griglia di pixel, ossia dei classici puntini colorati da cui è composto anche lo schermo su cui ora state leggendo.

Fonti: Nobelprize , Wiki.

Uk, telemedicina contro intasamento ospedali

UK, telemedicina contro intasamento ospedali Ne dà notizia l’Oms nel proprio sito: serve a chi soffre di malattie croniche 6 ottobre 2009 – La lotta contro le malattie croniche passa anche attraverso la telemedicina. Monitorando parametri quali il livello di zuccheri nel sangue (glicemia) o la frequenza dei battiti cardiaci si possono tenere d’occhio i malati a distanza: è quanto avviene in Gran Bretagna, dove oltre un quarto della popolazione soffre di malattie croniche. Ne ha dato notizia l’Oms nel suo sito ufficiale, riprendendo i contenuti del suo bollettino che descrive un programma atto a ridurre ricoveri in ospedale. Il corretto stile di vita è fondamentale per prevenire le malattie o per aiutarne la guarigione: controlli medici periodici, tenere sotto controllo il peso corporeo, l’esercizio fisico regolare, smettere di fumare e alimentarsi correttamente sono una buona prassi. Il primato di malattia cronica più diffusa in Italia – stando a dati Istat diffusi lo scorso anno – va all’artrosi e all’artrite (18,6%), a cui seguono l’ipertensione (13,9%) e le allergie (10,9%). I mal di testa affliggono quasi otto malati cronici su cento, mentre è stata diagnosticata la depressione nel 5,4% dei casi. Tra le patologie che colpiscono gli ultrasessantacinquenni compare la cataratta (col 5%), facilmente operabile grazie alla sostituzione del cristallino naturale (divenuto opaco) con uno artificiale; senza parlare del fatto che, tra le malattie dovute a sensibilizzazione, è da annoverare anche la congiuntivite allergica .

Fonti: Oms, Istat

Uk, telemedicina contro intasamento ospedali

UK, telemedicina contro intasamento ospedali Ne dà notizia l’Oms nel proprio sito: serve a chi soffre di malattie croniche 6 ottobre 2009 – La lotta contro le malattie croniche passa anche attraverso la telemedicina. Monitorando parametri quali il livello di zuccheri nel sangue (glicemia) o la frequenza dei battiti cardiaci si possono tenere d’occhio i malati a distanza: è quanto avviene in Gran Bretagna, dove oltre un quarto della popolazione soffre di malattie croniche. Ne ha dato notizia l’Oms nel suo sito ufficiale, riprendendo i contenuti del suo bollettino che descrive un programma atto a ridurre ricoveri in ospedale. Il corretto stile di vita è fondamentale per prevenire le malattie o per aiutarne la guarigione: controlli medici periodici, tenere sotto controllo il peso corporeo, l’esercizio fisico regolare, smettere di fumare e alimentarsi correttamente sono una buona prassi. Il primato di malattia cronica più diffusa in Italia – stando a dati Istat diffusi lo scorso anno – va all’artrosi e all’artrite (18,6%), a cui seguono l’ipertensione (13,9%) e le allergie (10,9%). I mal di testa affliggono quasi otto malati cronici su cento, mentre è stata diagnosticata la depressione nel 5,4% dei casi. Tra le patologie che colpiscono gli ultrasessantacinquenni compare la cataratta (col 5%), facilmente operabile grazie alla sostituzione del cristallino naturale (divenuto opaco) con uno artificiale; senza parlare del fatto che, tra le malattie dovute a sensibilizzazione, è da annoverare anche la congiuntivite allergica .

Fonti: Oms, Istat

Un premio Nobel contro l’invecchiamento

DNA

DnaUn premio Nobel contro l’invecchiamento Il riconoscimento per la Medicina va a Blackburn, Greider e Szostack per gli studi sui telomeri condotti negli Usa 5 ottobre 2009 – Un orologio biologico ticchetta in ogni cellula del nostro organismo. A proteggere il nostro Dna dall’usura ci sono i ‘telomeri’, regioni terminali dei cromosomi, che rappresentano contemporaneamente uno scudo contro il trascorrere del tempo. Sono costituiti da sequenze di codice genetico ripetute più volte e si accorciano progressivamente. Ebbene, il Premio Nobel 2009 per la Medicina è andato a Elizabeth H. Blackburn, Carol W. Greider e Jack W. Szostak proprio “per la scoperta di come i cromosomi siano protetti dai telomeri e dall’enzima telomerasi”. Dunque, questo riconoscimento dell’Accademia di Stoccolma viene diviso fra tre ricercatori che lavorano negli Usa. I 46 cromosomi – organizzati in 23 coppie – costituiscono tutto il nostro genoma: è come se fossero altrettantiI geni appartengono ai cromosomi i quali, a loro volta, costituiscono il DNA (sono 46 in tutto, organizzati in 23 coppie) capitoli del ‘libro della vita’ (scritto con quattro lettere diverse, dette basi azotate). Se i telomeri si accorciassero molto rapidamente, la cellula invecchierebbe in modo altrettanto veloce. Sono importanti anche per la medicina rigenerativa: nei topi geneticamente modificati, privati dell’enzima telomerasi, le cellule staminali perdono la loro funzionalità e non riescono più a rigenerare i tessuti danneggiati; inoltre, la sua azione è importante anche per ridurre il rischio che le cellule diventino cancerose. Dunque, il loro studio consente di comprendere diversi meccanismi biologici fondamentali e forse consentirà – un giorno – di allungare la vita. Nota: Rispettivamente presso l’Università della California; alla Johns Hopkins University; all’Howard Hughes Medical Institute, l’Harvard Medical School e il Massachusetts General Hospital.

Fonti: Nobelprize.org , Bbc (Health), Campus IFOM-IEO.

Un premio Nobel contro l’invecchiamento

DNA

DnaUn premio Nobel contro l’invecchiamento Il riconoscimento per la Medicina va a Blackburn, Greider e Szostack per gli studi sui telomeri condotti negli Usa 5 ottobre 2009 – Un orologio biologico ticchetta in ogni cellula del nostro organismo. A proteggere il nostro Dna dall’usura ci sono i ‘telomeri’, regioni terminali dei cromosomi, che rappresentano contemporaneamente uno scudo contro il trascorrere del tempo. Sono costituiti da sequenze di codice genetico ripetute più volte e si accorciano progressivamente. Ebbene, il Premio Nobel 2009 per la Medicina è andato a Elizabeth H. Blackburn, Carol W. Greider e Jack W. Szostak proprio “per la scoperta di come i cromosomi siano protetti dai telomeri e dall’enzima telomerasi”. Dunque, questo riconoscimento dell’Accademia di Stoccolma viene diviso fra tre ricercatori che lavorano negli Usa. I 46 cromosomi – organizzati in 23 coppie – costituiscono tutto il nostro genoma: è come se fossero altrettantiI geni appartengono ai cromosomi i quali, a loro volta, costituiscono il DNA (sono 46 in tutto, organizzati in 23 coppie) capitoli del ‘libro della vita’ (scritto con quattro lettere diverse, dette basi azotate). Se i telomeri si accorciassero molto rapidamente, la cellula invecchierebbe in modo altrettanto veloce. Sono importanti anche per la medicina rigenerativa: nei topi geneticamente modificati, privati dell’enzima telomerasi, le cellule staminali perdono la loro funzionalità e non riescono più a rigenerare i tessuti danneggiati; inoltre, la sua azione è importante anche per ridurre il rischio che le cellule diventino cancerose. Dunque, il loro studio consente di comprendere diversi meccanismi biologici fondamentali e forse consentirà – un giorno – di allungare la vita. Nota: Rispettivamente presso l’Università della California; alla Johns Hopkins University; all’Howard Hughes Medical Institute, l’Harvard Medical School e il Massachusetts General Hospital.

Fonti: Nobelprize.org , Bbc (Health), Campus IFOM-IEO.

Un premio Nobel contro l’invecchiamento

DNA

DnaUn premio Nobel contro l’invecchiamento Il riconoscimento per la Medicina va a Blackburn, Greider e Szostack per gli studi sui telomeri condotti negli Usa 5 ottobre 2009 – Un orologio biologico ticchetta in ogni cellula del nostro organismo. A proteggere il nostro Dna dall’usura ci sono i ‘telomeri’, regioni terminali dei cromosomi, che rappresentano contemporaneamente uno scudo contro il trascorrere del tempo. Sono costituiti da sequenze di codice genetico ripetute più volte e si accorciano progressivamente. Ebbene, il Premio Nobel 2009 per la Medicina è andato a Elizabeth H. Blackburn, Carol W. Greider e Jack W. Szostak proprio “per la scoperta di come i cromosomi siano protetti dai telomeri e dall’enzima telomerasi”. Dunque, questo riconoscimento dell’Accademia di Stoccolma viene diviso fra tre ricercatori che lavorano negli Usa. I 46 cromosomi – organizzati in 23 coppie – costituiscono tutto il nostro genoma: è come se fossero altrettantiI geni appartengono ai cromosomi i quali, a loro volta, costituiscono il DNA (sono 46 in tutto, organizzati in 23 coppie) capitoli del ‘libro della vita’ (scritto con quattro lettere diverse, dette basi azotate). Se i telomeri si accorciassero molto rapidamente, la cellula invecchierebbe in modo altrettanto veloce. Sono importanti anche per la medicina rigenerativa: nei topi geneticamente modificati, privati dell’enzima telomerasi, le cellule staminali perdono la loro funzionalità e non riescono più a rigenerare i tessuti danneggiati; inoltre, la sua azione è importante anche per ridurre il rischio che le cellule diventino cancerose. Dunque, il loro studio consente di comprendere diversi meccanismi biologici fondamentali e forse consentirà – un giorno – di allungare la vita. Nota: Rispettivamente presso l’Università della California; alla Johns Hopkins University; all’Howard Hughes Medical Institute, l’Harvard Medical School e il Massachusetts General Hospital.

Fonti: Nobelprize.org , Bbc (Health), Campus IFOM-IEO.