Malattie genetiche, ecco i chirurghi del Dna
Malattie genetiche, ecco i chirurghi del DNA Riscritta sequenza del codice genetico nelle staminali per curare le malattie ereditarie
30 ottobre 2007 – é un lavoro di “taglia e cuci”, ma molto sofisticato: in questo caso si fa col Dna, il nostro codice della vita, la cui modifica può essere determinante per la cura di malattie genetiche. Oggi si va oltre: la sequenza genetica che si intende sostituire può essere riscritta e trasportata attraverso dei virus opportunamente modificati.
I ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica e dell’Università Vita Salute San Raffaele sono riusciti a fare, in collaborazione con scienziati californiani, qualcosa di avveniristico: la sequenza di Dna è stata riscritta in cellule staminali umane, sfruttando dei virus modificati. I virus, fungendo da “vettori”, hanno veicolato una sorta di “_quipe di chirurghi” biochimici che ha sostituito i pezzi di Dna difettosi direttamente nelle cellule in vitro. Con questo nuovo approccio è possibile correggere direttamente il codice genetico, ripristinando sia la corretta sequenza sia il normale controllo di un gene.
La ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Biotechnology.
Cos’ il gene targeting?
Il metodo utilizzato è il gene targeting , fondamentale per studiare la funzione dei geni e la loro associazione alle malattie, che ha fruttato al suo scopritore, Mario Capecchi, il premio Nobel per la Medicina e Fisiologia di quest’anno. Grazie a questa tecnica il ricercatore può scegliere come e quali sequenze di Dna del genoma cambiare: ciò permette di valutare nel dettaglio la funzione di ogni gene durante lo sviluppo embrionale o nelle fasi successive.
ciò avviene attraverso la cosiddetta ‘ricombinazione omologa’: si sfrutta un fenomeno naturale grazie al quale, nel caso una copia del Dna venga irreversibilmente danneggiata, la cellula sfrutta l’altra copia per riparare il codice genetico e ricopiare fedelmente le informazioni andate perdute. In sostanza: è come se per ogni file del nostro computer avessimo una copia di sicurezza a cui ricorrere quando necessario.
La strategia dei ricercatori
L’ostacolo è stato ora superato dallo sforzo congiunto dei ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica del San Raffaele di Milano e della Sangamo Biosciences. Grazie alla combinazione delle tecniche sviluppate dai due gruppi di ricerca la percentuale di successo di questa tecnologia è aumentata fino al 50% delle cellule trattate.
I ricercatori californiani, dal canto loro, hanno sviluppato un metodo che consente di modificare le proteine in modo da indirizzarne l’azione su una specifica sequenza di DNA. Dopo aver identificato una regione da bersagliare, costruiscono dei “chirurghi molecolari” (assemblando “dita di Zinco”, moduli proteici che si legano singolarmente ad una particolare tripletta di basi del DNA, con un ‘microbisturi’, ossia l’enzima che taglia il codice genetico). Il taglio della sequenza prescelta stimola la ricombinazione omologa. Lo sfruttamento di questa tecnologia è però stato finora limitato dalla difficoltà di introdurre nelle cellule i componenti necessari.
I ricercatori del San Raffaele-TIGET hanno modificato un virus capace di veicolare tutta l'”_quipe microchirurgica” nelle cellule, dove ha potuto svolgere il proprio lavoro modificando il codice genetico.
Questa ricerca amplia le prospettive d’impiego a scopo terapeutico delle cellule staminali, che rappresentano una riserva naturale dell’organismo per il ricambio e la riparazione dei tessuti.
“Il nostro lavoro – afferma il professor Luigi Naldini, condirettore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica e coordinatore dello studio – ha fornito un’importante prova di principio, ma per l’applicazione alla terapia dobbiamo ancora aspettare. Bisognerà prima valutare con attenzione le possibili complicanze della chirurgia molecolare del DNA. Se tutto andrà per il meglio, tra 4/5 anni potremo cominciare a sperimentare la ‘correzione del DNA’ proprio in quelle malattie come l’immunodeficienza congenita legata al cromosoma X in cui la terapia genica ha dimostrato la sua potenzialità, ma anche i rischi legati ad una espressione non controllata del gene terapeutico.”
Le malattie genetiche
Le malattie genetiche sono causate da un’alterazione del Dna. Sono circa 7000; di queste solo 933 sono diagnosticabili con uno screening genetico e ancora meno sono quelle che hanno già una cura efficace. Tra queste ci sono anche malattie oculari, tra cui si annoverano la retinite pigmentosa, la sindrome di Stargardt e la malattia di Best (che colpiscono la retina), le otticopatie ereditarie degenerative (a causa delle quali si danneggia progressivamente il nervo ottico), le distrofie corneali congenite; inoltre, si sospetta che per alcune patologie, quali il glaucoma, possa esistere una base genetica.
Più in generale vi sono le immunodeficienze congenite, la distrofia muscolare di Duchenne, la talassemia, l’emofilia, la leucodistrofia metacromatica.
Fonte: San Raffaele di Milano.
Apri gli Occhi! Rmc 22-10-07
Apri gli Occhi su Radio 24, 22-10-07
Lenti a contatto
(correttive o terapeutiche)
Cosa sono?
Le lenti a contatto (LAC) sono “dispositivi medici” per la correzione dei disturbi refrattivi (miopia, ipermetropia e astigmatismo). Soprattutto per difetti di una certa entità, grazie al loro impiego la visione è generalmente migliore e più ampia rispetto a quella che normalmente si ottiene con gli occhiali. Tuttavia la loro manutenzione e un loro corretto impiego sono fondamentali per preservare la salute oculare (bisogna seguire le norme igieniche).
Quali tipi esistono?
Anche se esistono centinaia di tipi diversi, possiamo dividere le lenti a contatto in due grandi gruppi: morbide e rigide (categoria che comprende quelle gas-permeabili, dette anche semirigide). Inoltre, ve ne sono di terapeutiche (senza potere refrattivo) che vengono impiegate esclusivamente dai medici oculisti: sono in grado di rilasciare farmaci nell’occhio (ad esempio antibiotici) e, dunque, per alcune patologie possono essere di grande utilità. Lo stesso tipo viene utilizzato in seguito a certi interventi chirurgici effettuati sulla cornea (ad esempio dopo il laser PRK).
Un particolare tipo di lenti a contatto rigide gas-permeabili, dette “a superficie invertita”, vengono utilizzate nell’ortocheratologia: applicandole durante la notte (cosa che normalmente non bisogna mai fare) si modifica la superficie corneale e, in alcuni casi, si possono correggere alcuni difetti refrattivi.
Quali difetti correggono?
Permettono di correggere difetti visivi sfero-cilindrici di varia entità (diottrie di miopia, ipermetropia e astigmatismo). Per astigmatismi medio-elevati, oltre le due diottrie, si ottiene una correzione migliore con l’uso delle lenti rigide.
Che caratteristiche hanno?
Le lenti a contatto vengono applicate sulla superficie oculare e “galleggiano” sul film lacrimale. Inoltre le lenti morbide, ricche d’acqua, assorbono la componente acquosa delle lacrime. Dunque una buona funzionalità lacrimale è importante.
Sia le lenti a contatto morbide che quelle rigide sono costruite in base a una serie di parametri; infatti non tutti gli occhi sono uguali. I parametri fondamentali di una lente morbida sono la geometria della lente (la forma), il raggio base, il diametro della lente, il materiale che la compone e, ovviamente, il suo potere refrattivo (capacità d’ingrandimento).
Come applicarle la prima volta?
È fondamentale che la prima applicazione di una lente a contatto venga fatta da una persona esperta, capace non solo di scegliere la lente migliore per la singola persona, ma anche di fornire informazioni sul suo corretto utilizzo. È, inoltre, essenziale provare le lenti stesse e verificare che non si avverta una sensazione di fastidio dopo un po’.
Che problemi si possono avere?
L’uso improprio delle lenti a contatto può portare a importanti complicanze dovute principalmente a:
- ipossia cronica: dovuta al fatto che le lenti riducono la quantità di ossigeno che giunge alla cornea (però ne esistono di tipi che lasciano traspirare meglio la superficie oculare);
- microtraumatismo: per la presenza continua di un corpo estraneo nell’occhio (la lente), che si può anche rompere;
- infezioni: dovute alla presenza di germi patogeni nella lente, a causa delle manipolazioni o della non perfetta manutenzione (bisogna usare solo gli speciali liquidi di conservazione e sostituire periodicamente il contenitore portalenti).
Questi fenomeni possono essere la causa di vere e proprie cheratiti e/o congiuntiviti oppure di disturbi “minori” ma fastidiosi: bruciore, prurito, intolleranza alle lenti, sensibilità alla luce (fotofobia) e occhi arrossati. I disturbi più lievi possono portare all’impossibilità di continuare a portare le lenti a contatto, mentre quelli più gravi possono compromettere la funzione visiva stessa dell’occhio (come l’ulcera corneale).
Infine, è importante sottolineare la necessità di una corretta applicazione e gestione delle lenti a contatto, al fine di ottenere un’ottima qualità visiva e ridurre al minimo le possibili complicanze correlate al loro impiego, prestando sempre attenzione all’igiene (devono essere applicate con le mani lavate e asciutte, non vanno mai messe sotto l’acqua corrente, non vanno mai tenute oltre i tempi indicati).
Possono sostituire integralmente gli occhiali?
Le lenti a contatto non dovrebbero sostituire integralmente gli occhiali: non bisogna esagerare col loro uso (anche perché, alla lunga, si rischia di avere fenomeni di sensibilizzazione). Il tempo massimo di utilizzo cambia da soggetto a soggetto e dipende da molti fattori, tra cui il tipo di lente utilizzata.
Comunque, quando le lenti cominciano a dare fastidio, si appannano e l’occhio si arrossa bisognerebbe rimuoverle senza indugio e utilizzare gli occhiali (generalmente dopo 6-8 ore al massimo). È, inoltre, consigliabile instillare lacrime artificiali senza conservanti, in modo tale da idratare adeguatamente l’occhio e prevenire un’eventuale secchezza.
Leggi anche il Dodecalogo per l’uso corretto delle lenti a contatto
Radio Montecarlo News 7-11-2007
La7-web tg dell’11-10-2007
Servizio di La7 web tg- 11 ottobre 2007Inaugurazione del Polo Nazionale di servizi e ricercaper la prevenzione della cecità e la riabilitazione visiva degli ipovedenti, in occasione della Giornata Mondiale della Vista